Busalla, borgo sorto sulla via Postumia, possesso del vescovo di Tortona, è citato per la prima volta nel 1192. Intorno alla metà del Duecento, se ne impossessano gli Spinola, potente famiglia ghibellina genovese. A differenza di altri feudi Spinola della Valle Scrivia, Busalla è retta in condominio da numerosi membri del ramo Luccoli (cui si aggiungono, nel 1565, per via ereditaria, i rami degli Adorno e dei Fieschi), i quali ottengono, a partire dal XIII secolo, numerose investiture imperiali, divenute regolari a partire dal Cinquecento. Il feudo era retto (secondo gli Statuti del 1609) da un podestà, nominato dai consignori, assistito da un procuratore fiscale nonché da un castellano, mentre l’amministrazione della comunità era di competenza di consoli designati dai signori. Nel 1728, fu acquistato dalla Repubblica di Genova per 60.000 lire, ottenendone di seguito l’investitura dall’imperatore Carlo VI nel 1737, anche se parte dei diritti restarono agli Adorno (Botta-Adorno) di Pavia. Divenne allora sede di un commissario dell’ordine civile, con giurisdizione nel civile e nel criminale. Con la riforma del 1798, decaduti i diritti feudali, costituì un Cantone della Giurisdizione dei Monti Liguri Occidentali, creata a seguito dell’unione della Repubblica Ligure agli ex feudi imperiali delle valli Scrivia e Borbera. Nel 1802, fu unita al Cantone di Ronco, nella giurisdizione del Lemmo (Novi), di cui seguì le sorti sotto la successiva dominazione francese, quando fece parte del circondario di Novi, nel dipartimento di Genova. Nel 1815, con l’annessione della Liguria al regno sabaudo, entrò a far parte della provincia di Novi.
Cosa vedere a Busalla
La chiesa di San Giorgio è l’edificio di culto più antico di Busalla, essendo la sua presenza testimoniata già nel 966 con attestazione della dipendenza dal cenobio di Chiusa di San Michele, vicino a Torino. Allora, nel territorio comunale era già presente una chiesa, anch’essa dedicata a san Giorno, nella frazione di Sarissola, fondata dai monaci di San Colombano di Bobbio, tra IX e X secolo, come dipendenza dell’Abazia di Precipiano, ricordata da Celestino III in una Bolla Papale del 1196.
Le origini dell’attuale chiesa si fanno risalire alla fine del XVI secolo. Dopo lunghe controversie tra il clero tortonese e quello genovese, passò, nel 1615, sotto l’Arcidiocesi di Genova e una bolla pontificia di papa Paolo V, datata 1620, sancì la nomina del primo parroco, Vincenzo Ricci di Sarzana. La costruzione, a tre navate, venne ampliata tra il 1828 e il 1829 e poi nel 1903. Nella seconda campata della navata destra, si trova il dipinto La Madonna appare a San Gaetano di Pietro Raimondi, allievo del grande pittore genovese Domenico Piola. Nella navata sinistra vi sono raffigurati San Giovanni Battista, Sant’Antonio Abate e Maria Maddalena, opere del pittore e miniatore genovese Bernardo Castello. Nel presbiterio è possibile osservare due opere di Giovanni Battista Carlone: San Paolo e Plotilla e la Decollazione di San Paolo.
L’edificio a destra della chiesa è situato dove anticamente sorgeva il Castello.
Adiacente alla parrocchiale, ma con un proprio ingresso autonomo, vi è l’oratorio di San Bernardo, risalente all’inizio del XVII secolo e sede dell’omonima Arciconfraternita. Nei pressi dell’edificio sono stati rinvenuti i resti di due torri che facevano parte delle antiche mura di cinta, quelle che compaiono nello stemma del Comune.
Villa Borzino è un monumento simbolo di Busalla. Vi è un immenso parco con struttura boschiva coltivata a castagneto; degni di nota sono alcune fabriques che contornano i viali, fra cui un ninfeo ispirato a quello di Villa Sauli a Genova e una fonte decorata con maschera originale di satiro in marmo. La costruzione della villa è opera dell’architetto Giuseppe Crosa di Vergagni che, nel 1919, la progettò su incarico dell’onorevole Emilio Borzino, eminente personalità genovese, secondo il gusto delle ville tardo cinquecentesche d’impronta alessiana.
La villa, che nel 1972 è stata acquistata dal Comune, sorge su tre livelli oltre al seminterrato, ha un doppio ingresso, di cui quello a valle preceduto da una scalinata monumentale in marmo, illuminata da ampie vetrate. Gli interni sono decorati con eleganti specchiature e ricchi motivi di stucco alle pareti e sul soffitto. Tutti i pavimenti sono in graniglia “alla genovese” con motivi geometrici e floreali, ad eccezione dell’ingresso del vano scala, elegantemente decorato con lastre di ardesia e intarsi marmorei. Infine, la sapiente creazione delle viste a cannocchiale, in particolare lungo l’asse del vano scala, con la tipica successione delle stanze offerte al visitatore in un’unica veduta, restituisce l’immagine di grandezza e di fasto, secondo l’antica tradizione dei palazzi nobiliari.
Il Santuario dedicato al culto mariano, è legato al ritrovamento di una statuetta della Madonna della Misericordia, in pietra, in una fessura della rupe di puddinga, e alla successiva apparizione della Madonna, nel 1922, a due sacerdoti. L’edificio, derivato dall’ampliamento della precedente cappella eretta intorno al 1660, è dotato di un’agile torre campanaria. La primitiva cappella campestre venne successivamente ampliata due volte nel corso del XVIII secolo, e la statuetta venne collocata all’interno. La chiesa di Bastia, di linea molto semplice, è preceduta da un atrio, sormontato da un’edicola dove è esposta ai pellegrini l’antica statuetta della Madonna della Misericordia. All’interno, in una teca sotto l’altare maggiore, è custodita una culla con la Statua della Madonna Bambina, donata dal vescovo di Bobbio monsignor Zuccarino. In una nicchia della rupe, di fronte al Santuario, fatta scavare nel 1946, è collocata una grande statua di marmo della Madonna, eseguita dallo scultore genovese Giovanni Battista Airaldi.