Crocefieschi

Nascosto tra le colline, Crocefieschi è un gioiello incastonato in un paesaggio mozzafiato. Le sue origini risalgono all’epoca romana, e il borgo conserva ancora oggi il fascino di un tempo. Passeggiando per le sue stradine medievali, potrai ammirare i palazzi nobiliari, le chiese e gli antichi portali. Crocefieschi è il luogo perfetto per chi cerca un’esperienza autentica!
Abitanti
529
Altitudine
742 m
Info & Turismo

Il paese, nel 1750, era denominato con il nome “Crux”, ‘croce’ in latino, al quale nel 1733, fu aggiunto il “cognome” Fieschi, poiché questi nobili genovesi erano signori del luogo dal 1253.

La prima citazione del borgo risale all’XI secolo, quando fu fatto costruire dai vescovi di Tortona un castello sul monte alle spalle del paese, oggi chiamato Monte Castello. Divenne dominio dei marchesi di Gavi dal 1140 al 1198 e poi ritornò in possesso dei vescovi di Tortona. Nel XII secolo passò sotto il dominio della famiglia Malaspina per volere dell’imperatore Federico Barbarossa. Alla fine del XIII secolo, il paese ritornò in possesso dei marchesi di Gavi. Il marchese Guglielmo lo cedette poco dopo al Comune di Genova. Intorno alla metà del XIII secolo, il feudo di Savignone, comprendente anche Croce, passò sotto la signora dei Fieschi, conti di Lavagna. I due feudi, Savignone e Croce, vennero poi divisi amministrativamente nel 1678. Il dominio dei Fieschi si protrasse sino al 1797, quando i Feudi Imperiali furono soppressi da Napoleone Bonaparte. L’ultimo signore feudale fu Agostino Innocenzo Fieschi; i soldati francesi, prima di poter occupare il paese, furono a lungo osteggiati da un manipolo di ribelli, capitanati da un certo Cavero, che avevano occupato l’impervia zona del Repasso, alle spalle del Borgo. La situazione si sbloccò quando un fiero sostenitore di Napoleone, Antonio De Ferrari, guidò i soldati napoleonici attraverso i sentieri del Repasso, cogliendo di sorpresa i ribelli e i soldati austriaci che presidiavano il paese. Il paese fu saccheggiato, le case feudali devastate, i ribelli giustiziati nel bosco del Braia. Il Cavero riuscì a fuggire, riparando a Vienna, e ritornò solo dopo la caduta di Napoleone. Crocefieschi rientrò, il 2 dicembre 1797, nel Dipartimento dei Monti Liguri Occidentali, con capoluogo Rivarolo, all’interno della Repubblica Ligure. Il 28 aprile 1798, Crocefieschi divenne capoluogo del I Cantone della Giurisdizione dei Monti Ligure Occidentali e, dal 1803, centro principale dell’XIII canone dell’Alta Valle Scrivia nel Dipartimento di Genova, per poi, nel 1815, essere inglobato nel Regno di Sardegna.

Cosa vedere a Crocefieschi

Dell’antico castello oggi rimangono soltanto pochi ruderi sulla sommità del Monte Castello. Il maniero fu citato in diversi documenti del XI e XII secolo e, molto probabilmente, fu eretto dai vescovi di Tortona nell’anno 1000. Passò quindi ai marchesi di Gavi che ne cedettero la proprietà al Comune di Genova. Secondo un trattato di pace del 1199 ne fu decisa la totale distruzione, con l’impegno dei genovesi a non più edificarlo.    

Si trova in posizione elevata rispetto al centro storico del paese e fu edificata a spese della popolazione tra il 1578 e il 1579, in sostituzione della vecchia Pieve di San Martino di Parissione, nella frazione Vallegge, e ricostruita nel 1686 a tre navate. All’interno sono conservate due statue lignee attribuite allo scultore Anton Maria Maragliano e due dipinti del XVII secolo.

La costruzione dei due palazzi lungo la mulattiera per l’allora frazione di Vobbia, fu voluta dai Fieschi tra il XVI e il XVII secolo. Originariamente erano tre palazzi identici, affacciati sull’attuale piazza del Municipio, ma, verso la fine del XVIII secolo, un incendio ne distrusse uno. I due edifici rimanenti furono convertiti: il primo nella sede del Commissario e il secondo nella sede del podestà. Oggi, uno di essi è la sede municipale, mentre l’altro è adibito ad abitazione privata.   

Fu costruito nel 1596; da fuori non appare che una piccola chiesetta incassata tra le case del caruggio. Entrando si può scoprire un bellissimo dipinto del Battesimo di Gesù e enormi e particolari crocefissi, che vengono portati, durante le processioni, per le vie del paese.

Il suo ideatore è stato il paleontologico Bruno Rattazzi che ha dato in comodato d’uso gratuito il materiale esposto. Il Museo accoglie circa duecento reperti provenienti dalle valli dell’Appennino Ligure: Scrivia, Aveto, Trebbia, Borbera, territori tradizionalmente poco esplorati dal punto di vista paleontologico. Si tratta soprattutto di tracce di animali invertebrati che vivevano sui fondali di un mare preistorico, dove hanno lasciato segni belli come opere d’arte. Si va dal Miocene al Cretaco Superiore, quindi dai 20 ai 60 milioni di anni fa. Il trasformarsi di quei fondali marini in montagne, durante l’orogenesi alpina, ha mutato le sabbie e i fondali in roccia, fissando per sempre quelle tracce scavate e disegnate dagli animali: principalmente è un Museo iconologico e i fossili sono stati reperiti nelle zone dell’Antola, del Pagliaro, di Montoggio, di Savignone, di Ranzano e della Valle D’Aveto.

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