Il feudo di Crocefieschi, o meglio di Crux (‘croce’), a cui Vobbia apparteneva, si formò dall’unione di antichi beni dell’Abbazia di San Colombano con le curtis di Clavarezza e Noceto, dell’Abbazia di San Precipiano, dei Fieschi di Lavagna divenendo possedimento feudale dei vescovi di Tortona e poi, dal 1164, proprietà della famiglia dei Malaspina. Successivamente, i marchesi di Gavi aggiunsero la valle ai loro possedimenti, sino al 1252, anno in cui il territorio ed il castello passarono nelle mani di Opizzone della Pietra, signore del feudo di Mongiardino. Nel 1296, una parte consistente del feudo passò a Barnaba Spinola; poi, all’inizio del XIV secolo, egli acquisì tutto il territorio feudale.
La proprietà di parte della signoria di Mongiardino comprendente anche Vobbia fu lasciata da Tommasina Spinola ai suoi figli Innocenzo e Gerolamo Fieschi (il testamento è datato 1678), famiglia che esercitò un dominio pressoché assoluto su tutto il territorio sino al 1797, anno della soppressione dei feudi imperiali. Con l’avvento di Napoleone Bonaparte, questo territorio rientrò nel Dipartimento dei Monti Liguri Occidentali, con capoluogo Rivarolo, all’interno della Repubblica Ligure. Dal 1803, fu centro principale dell’VIII cantone dell’alta valle Scrivia nella giurisdizione del Lemmo (Novi). Venne poi inserito, nel 1814, nel Dipartimento di Genova.
Cosa vedere a Vobbia
Il castello della Pietra (o castello d’a Prïa in genovese) è il principale e più caratteristico monumento dell’entroterra genovese; polo di attrazione culturale e paesaggistico del Parco dell’Antola, è inserito nella lista dei monumenti nazionali. Situato in una pittoresca posizione elevata, tra due speroni di conglomerato roccioso che ne costituiscono i naturali bastioni, domina la strada che fiancheggia il torrente Vobbia risalendone il corso da Isola del Cantone. Il castello è raggiungibile soltanto a piedi tramite un sentiero nel bosco ed una scalinata, dopo venti minuti di suggestivo cammino, partendo dalla strada provinciale. È possibile raggiungerlo, anche seguendo un percorso più lungo che parte dalla frazione Torre di Vobbia, detto “Sentiero dei Castellani”. Le visite sono gestite dal personale del Parco dell’Antola, che accompagna i visitatori per gli ambienti del castello, dal salone al cammino di ronda.
Il suo nome deriva dalla famiglia Della Pietra che ne fu proprietaria fino al 1518. Non esiste una data certa della sua fondazione, ma si ipotizza che risalga al 1100. Imprendibile roccaforte, nell’epoca dei feudi imperiali, dominava le valli risalenti verso il monte Antola, e, negli anni, passò in mano a diversi signori, fino al trattato di Campoformio (1797) che sanciva la fine dell’epoca feudale.
La visita al castello prelude alla conoscenza della vallata del Vobbia, dove si trovano l’Oasi faunistica del Repasso, frazioni immerse nel verde, come quella di Noceto, e angoli indimenticabili, come la Cappella di San Fermo.
La chiesa è la Parrocchiale di Vobbia dal 1697. L’attuale edificio fu costruito tra il 1733 e il 1735 sulla chiesa precedente, forse del 1641. La facciata, a capanna, è ornata da un’architettura a trompe l’œil. Al suo interno è conservata un’importante statua lignea raffigurante Nostra Signora delle Grazie, attribuita allo scultore genovese Anton Maria Maragliano.
Si trova nella frazione di Noceto ed è stata fondata nel lontano 972. È diventata parrocchia nel 1302; nel 1697 fu unita alla Parrocchia di Nostra Signora delle Grazie di Vobbia, ma la contessa Barbara Cattaneo, una figura molto influente all’epoca, riuscì a ripristinare la parrocchia nel 1728. Un incendio, nel 1870, danneggiò la chiesa e il campanile. La chiesa è stata quindi ricostruita nel XIX secolo, poi restaurata nel 1930 e nel 1980. È un angolo di storia antica, un luogo di silenziosa preghiera, immerso nel verde, che porta con sé il ricordo di chi ha lottato per preservarlo.