Non mancano le leggende sulla nascita dei questo borgo. Sembra infatti che Zerba sia stata fondata da un gruppo di disertori cartaginesi i quali, dopo la battaglia della Trebbia (nel contesto della Seconda guerra punica), abbandonarono l’esercito di Annibale. Un’antica mulattiera prende proprio il nome del generale africano. C’è chi sostiene che il toponimo Zerba abbia la stessa origine di quella di Djerba, un’isola al largo della Tunisia. La maggior parte degli studiosi afferma però che, probabilmente il nome deriva dal piemontese gerbo, che indica un terreno arido e incolto. Dopo la conquista romana, entrarono in scena i Longobardi e l’Abbazia di San Colombano, uno dei più importati centri monastici d’Europa. Questo territorio fu poi concesso da Federico Barbarossa alla potente famiglia dei Malaspina, nel 1164, e rimase loro sino all’abolizione della feudalità da parte di Napoleone nel 1797. Nel 1266, a seguito della divisione del patrimonio tra i vari rami della famiglia, Zerba venne aggregata al marchesato di Pregola. Nel 1801, il territorio è annesso, assieme al resto della Liguria, alla Francia napoleonica e, nel 1814, gli ex territori del contado di Ottone sono inseriti nella Provincia di Bobbio.
Cosa vedere a Zerba
- I TESORI DI ZERBA
- CASTELLO DEI MALSPINA
- CHIESA PARROCCHIALE DI SAN ROCCO
- CERRETO
- CAPANNETTE DI PEY
- PARTICOLARITÀ AMBIENTALI
Il Comune è costituito da cinque quartieri. Andando da nord a sud, il primo che s’incontra è Villa Soprana, dove si trova la Chiesa dedicata al Patrono, San Michele Arcangelo. Vi è poi Villa Lisamara, dove si può ammirare la Vecchia Fontana, tuttora in funzione. S’incontra poi Villa Stana e, successivamente, Villa Scribione, dove vi è la sede del Municipio. L’ultimo è Villa Fontana, ai piedi del castello.
Da Villa Fontana si arriva al castello dei Malaspina, di cui rimangono solo alcuni tratti di mura e una torre cilindrica (restaurata). In origine, fu una fortificazione dei Liguri, che a lungo contrastarono i Romani: lo testimoniano le otto armille (bracciali) in bronzo qui ritrovate, attualmente conservate al Museo Archeologico del Castello Sforzesco di Milano. La posizione strategica, che domina le valli Trebbia e Boreca, indusse i Liguri ad edificare una serie di fortificazioni a loro volta collegate con altre dell’Appennino ligure-emiliano, così da formare una linea difensiva che li preservasse dalle invasioni romane. Di questa linea difensiva di fortificazioni, Zerba era considerato tra i più importanti.
Relativamente al Medioevo, sappiamo che l’imperatore Federico I concesse il territorio di Zerba ai Malaspina. Nel 1361, Azzo e Federico Malaspina, figli di Alberto, marchese di Pregola, donarono il castello al signore di Milano, il quale, nel 1367, lo diede in feudo a Simone di Novanton, un savoiardo, detto “lo Scudiero Verde”. Questi congiurò contro il duca e morì decapitato nel 1371. Nel 1404, i Malaspina di Pregola si ripresero Zerba e Pej, compreso il castello. Nel 1453, il castello passò al marchese Moroello Malaspina, i cui discendenti lo tennero sino al 1670.
Il castello non fu mai un maniero vero e proprio. Sappiamo che, intorno alla metà del XVII secolo, i feudatari dimoravano in una casa-forte situata nella parte alta del paese, denominata “Caminata” dal cunicolo sotterraneo che collegava il palazzo alla torre, percorso dai feudatari in caso di pericolo.
Si trova a Cerreto, frazione di Zerba, all’interno del centro abitato, ed è preceduta da un piccolo sagrato in pietra. La chiesa fu eretta nel XVII secolo. La facciata è a capanna, sormontata da un frontone triangolare, interrotto al centro da un attico a vela, chiuso da due lesene che reggono un frontoncino. Nel Medioevo, fu cella monastica alle dipendenze della Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia. Tutt’attorno si possono ammirare le caratteristiche case in pietra.
La frazione di Cerreto è rappresentata da caratteristiche case in pietra e dalla chiesa di San Rocco, compresa nella Diocesi di Tortona. Nella frazione vi è un antico mulino di fondazione imprecisata: macinava farina di castagne e, per un certo periodo, negli anni ’50 del Novecento, fu installata una turbina elettrica. Si tratta di una costruzione particolare, a forma ricurva. Attualmente è stato ristrutturato ed è stato inglobato in un edificio di proprietà privata che esercita l’attività di b&b.
La frazione di Pey è il borgo più alto della valle (1193 m.s.l.m.) e gode di un panorama affascinante. La caratteristica di Pey è la natura, con le cascate e i faggi rosso fuoco che esplodono in autunno. Qui si trovano la chiesa di San Nicola Da Bari e un museo contadino privato. Qui si può alloggiare in un albergo degli anni ’20 e pregare nella Chiesetta degli Alpini, dedicata alla Madonna della Salute.
La natura, con i suoi colori e suoni, ha qualcosa da regalare in ogni stagione dell’anno: dal bianco tendente al rosa dei ciliegi selvatici in primavera, al foliage in autunno. Oltre i 1200 mt si aprono vaste praterie di fori ed arbusti: orchidee, gigli gialli e genziane, lamponi, mirtilli e ginestre del boscaiolo. Zerba è circondata dalle vette più alte dell’Appennino: l’Alfeo (mt. 1650), il Cavalmurone (mt. 1670), il Chiappo (mt. 1700) e il Tartago (mt. 1688). I sentieri per avventurarsi su queste montagne sono ben conservati.
Il fondo della valle, invece, è dominato da strapiombi sul fiume Boreca.